Risvegliare i sensi
La Compagnia Instabili Vaganti in scena al LabOratorio San Filippo Neri di Bologna, in versione site-specific, narra la spirale, tra promesse e tradimenti, dell’esistenza umana.
Un suono cupo e ipnotico con qualche rintocco di campane accompagna, nella misteriosa e suggestiva chiesa barocca sconsacrata, il pubblico immerso nel buio in attesa dell’avvio della performance. Lentamente compare un personaggio di scuro incappucciato, Diogene senza tempo alla ricerca dell’uomo con la sua lanterna, che si incammina a piedi scalzi verso un cerchio di terra battuta, ripetendo un mantra, la stessa frase all’infinito, come stordito lui stesso da quelle stesse parole.
Sono accesi altri lumi intorno al limite del cerchio fresco di terriccio, che emana la sua fragranza sotto i piedi nudi di Nicola Pianzola, attivando differenti sensi negli spettatori, inebriando l’ambiente insieme all’odore dolciastro della cera che si consuma. Una dimora eterna? O forse il limite della vita umana – non fisico ma metaforico – un cerchio, un circuito obbligato, un ambiente senza angoli, dove nascondersi o ripararsi?
“Polvere tu sei e alla polvere tornerai (Gen 3,19)”, potrebbe indicare d’impatto l’incipit del discorso che si vuole rivolgere agli spettatori, mentre una nenia interpretata con delicatezza da Anna Dora Dorno, entrata dall’ingresso principale come si addice alle persone di rango elevato, abbigliata da sposa ma velata con un lungo strascico nero, avvolge l’atmosfera di malinconica suspense e sentore di lacrime non ancora asciugate.
Chi è costei? Una sposa che piange l’amato perduto? La disperazione personificata, mentre corre forsennatamente intorno al cerchio di terra delimitato dalle fiammelle delle candele che rischiarano appena le steli accanto alle quali sono adagiate? Oppure una Dea Madre, che, spossata dal gravoso lavoro che le compete, si riposa in un letto di chicchi di riso – simbolo di fertilità, abbondanza, prosperità, quindi di vita?
Ulteriori metafore alle quali rimanda questa figura femminile, nello svolgersi delle parti della pièce – durante le quali l’importante abito bianco cambia dal colore della vita e del divino al rosso/passione per giungere al nero del lutto e della morte – rimandano anche alla misericordia, alla clemenza insieme a un’imperturbabile missione.
Dal canto suo l’essere umano, interpretato con mirabile plasticità corporea da Nicola Pianzola, ormai spoglio dell’iniziale mantello profetico, si contorce spaesato per attraversare le sofferenze obbligate dei passaggi esistenziali, delle promesse svilite e delle disillusioni. La ciotola della vita è ormai inaridita, porta con sé solo pietre, mentre sul video in fondo all’immenso palcoscenico – la navata centrale dell’Oratorio – scorrono lente e in equilibrio precario le movenze di una donna totalmente coperta di nero lungo le sponde irte e rocciose di un torrente gonfio di acqua che spinge a valle con forza. La morte senza volto incede a tentoni senza vedere dove mette i piedi, ma il suo diretto contrario, la vita, in senso assoluto, la sfida correndo parallela, senza mai arrestarsi.
Componimento stratificato che dà adito a più di un ambito di interpretazione stando all’osservazione dell’essere umano nella sua individualità o se, allargando lo sguardo, si voglia abbracciare l’umanità intera. Qui i valori assoluti sono la vita e la morte, insormontabili e universali misteri che non smettono di attrarre e allo stesso tempo disperare l’esistenza umana.
Il Rito, sintesi del progetto decennale del duo Instabili Vaganti, Stracci della Memoria, vibra di multimedialità tra le musiche dal vivo di Riccardo Nanni e i video proiettati in lontananza che, oltre a fungere da vezzo estetico e scenografico, aggiungono informazioni sulla vivacità artistica e drammaturgica dei due attori (Anna Dora Dorno anche regista).
Un’opera anche multisensoriale poiché attiva, oltre alla vista e all’udito, anche l’olfatto, con ritmo talvolta intrecciato a silenzi e lentezze ma che mai cala l’attenzione nello spettatore per suoi differenti linguaggi fisici – nonostante un testo minimale e volutamente ipnotico. Un lavoro che suscita momenti di ansia ma evoca, altrettanto, speranza e calore – tali come gli infiniti turbamenti ed eccitazioni che portano con sé la vita e la morte.
Lo spettacolo è andato in scena:
LabOratorio San Filippo Neri
via Manzoni, 5 – Bologna
mercoledì 5 giugno, ore 21.00
Instabili Vaganti presentano:
Il Rito
regia e drammaturgia Anna Dora Dorno
con Anna Dora Dorno e Nicola Pianzola
musiche composte ed eseguite dal vivo da Riccardo Nanni