Intervista di Marta Cristofanini per L’Oca Critica alla direzione artistica di Instabili Vaganti

3 Ottobre 2019

The Global City - Una conversazione con gli Instabili Vaganti

Anna Dora: Il nostro è un teatro contemporaneo, che spazia dal teatro fisico, al video, al teatro-danza, alla musica che usiamo molto e viene composta appositamente per i nostri spettacoli.

Nello spettacolo The Global City ad esempio usiamo due videoproiezioni, con cui creiamo una sovrapposizione mappata, una sorta di scatola scenica di luci e di immagini all’interno della quale ci muoviamo.

Anna Dora: Perché abbiamo deciso di parlare di megalopoli? Si tratta di una conseguenza naturale che è nata dal fatto di trovarsi a lavorare in queste enormi città.
Il primo progetto di Megalopolis nasce a Città del Messico, abbiamo tenuto un workshop con alcuni ragazzi dell’Università ed è subito nato un desiderio di parlare delle problematiche che emergono rispetto al vivere in una grande città. Città del Messico è un luogo dove si vive il contrasto tra la città e i centri rurali da cui provengono molti dei suoi studenti, ad esempio. E lo stesso si è ripetuto a Seoul, nelle megalopoli indiane…è stata una conseguenza naturale.

Nicola: La data di nascita ufficiale è il 2012, sì, Città del Messico. Abbiamo lavorato in e con luoghi simbolo della città, caratterizzati spesso da un impianto urbanistico interessante, abbiamo prediletto la forma site specific, dalla sala teatrale abbiamo invaso lo spazio urbano. Ci collegava a delle problematiche legate a quel paese particolare, le si indagava, si tratta di tematiche globali. Tipo in Messico abbiamo parlato delle sparizioni forzate: lavorando nel centro culturale che è il simbolo dell’avanguardia messicana, ci trovavamo a ridosso di Piazza delle Tre Culture, dove ci fu il massacro studentesco del 1968. Si tratta di una memoria storica incorporata. Nelle interviste fatte emergeva un senso di paura e violenza. Poi ci fu il fatto dei 43 studenti spariti stato del Guerrero. I nostri allievi messicani ci hanno scritto per segnalarcelo. Abbiamo contribuito a fare da cassa mediatica per la diffusione di questo avvenimento.

Nicola: Abbiamo deciso di raccogliere quindi tutte queste suggestioni sotto forma di ricordi che si esprimono attraverso azioni fisiche, canti, video, con un testo originale scritto in tre lingue diverse a seconda di dove il ricordo emerga…il ricordo di come abbiamo vissuto questi luoghi.

Anna Dora: Abbiamo radunato questo fluire di ricordi creando una mappa non solo visiva ma sensoriale da ogni punto di vista.

Nicola: E poi qui a Genova è vero, è il debutto ufficiale, ma è il frutto di un anno di residenze in cui assembliamo i ricordi e creiamo nuclei poi presentati al pubblico.

Nicola: In Uruguay, l’altro Paese produttore dello spettacolo, ad agosto anche Anna Dora si è inserita come performer, mentre ora ci sono i 7 attori che si trovano a vivere questa città virtuale costruita con i nostri ricordi. Hanno incontrato certi personaggi direttamente dentro lo spettacolo, vivendolo…è come diffondere una cultura globale attraverso uno spettacolo teatrale, anche se con meno potere mediatico rispetto all’epoca in cui stiamo vivendo.
Anna Dora: Ogni messinscena varia, dipende molto dallo spazio, dal luogo in cui si sta, dalle persone coinvolte. Il coro ha una funzione di tramite per il pubblico, sono loro i primi che vedono e che reagiscono allo spettacolo.

Nicola: In 1 ora e 20 si passa attraverso varie città, alcune cose son dovute rimanere fuori. L’idea per il futuro è di farne una sorta di “serie teatrale” che rappresenti il viaggio in un Paese o città particolare. Questo è il film, diciamo.

Anna Dora: Raccoglie le esperienze che sono emerse in modo più forte e che si sono definite durante il processo creativo, e anche quelle più aperte alla condivisione con il coro. Ovviamente c’è tanto altro, questo è il compendio ma potremmo andare avanti con le monografie.
Come strumento di lavoro noi partiamo sempre dall’azione fisica, dal processo fisico stimolato da suggerimenti esterni, musica, video, ci induce a lavorare per suggestioni. Il tutto si modifica durante.

Nicola: La cosa interessante è che seppur entrambi abbiamo vissuto le stesse esperienze, le suggestioni sono diverse e questo modifica il processo creativo.
Anna Dora: Da subito abbiamo tenuto conto della prospettiva dello spettatore. Va bene tu hai vissuto questo…ma io vorrei vedere anche quest’altra cosa qui. E questo crea un processo intenso di associazioni e rimandi da una prospettiva all’altra.