Ritorno a Teheran: inquietudini artistiche tra smog, speranze e prigioni dorate
Greenreport.it di nuovo al fianco degli Instabili Vaganti: ecco la prima puntata del diario
Per la seconda volta a distanza di pochi mesi siamo tornati a Teheran, per prendere parte alla 32° edizione del Fadjr International Theatre Festival, l’evento teatrale per eccellenza di tutto l’Iran, con la nostra nuova produzione Ausencia – Sola nella moltitudine. In soli 2 giorni presenteremo 4 repliche di una performance fortemente sperimentale. Ausencia è nata infatti dalla collaborazione di Instabili Vaganti con Basmati Film, un duo di artisti visivi che si occupano di live media painting e di animazione digitale. La direzione del Festival ha voluto fortemente questo lavoro in quanto capace di coniugare il linguaggio fisico e di sperimentazione vocale che ci caratterizza come compagnia all’aspetto visivo prodotto dalla pittura in movimento creata dal vivo.
Atterriamo al Komeini International airport la notte del 19 gennaio e attraversiamo una Teheran addormentata, un caleidoscopio di corsie autostradali e luci colorate che illuminano strutture contemporanee ispirate allo stile architettonico antico tradizionale e che caratterizzano questaaffascinante metropoli. Alla neve e le temperature sotto zero che hanno preceduto il nostro arrivo per tutto il mese di gennaio (Teheran è a1000 metri sopra il livello del mare e ai piedi di imponenti massicci montuosi) si è sostituito un clima secco e mite. Così, lamattina seguente, possiamo lasciare chiuse le nostre valigie piene di maglioni e piumini e adottare l’abbigliamento tattico di questa città: magliaamaniche corte e giubbotto. Infatti, mentre l’ariafuori è fresca e piacevole nei luoghi interni il riscaldamento è portato a temperature esagerate. Questa situazione è dovutaal fatto che l’Iran non è certo un paese con problemi di risorse energetiche e l’abuso di gas combustibile caratterizza l’odore di questa città. Quando cammini per le strade i gas di scarico delle migliaia di auto e motorini e dei sistemi di riscaldamento impregnano i vestiti e provocano giramenti di testa, rossore agli occhi, talvolta nausea e malessere. A causa dell’embargo che impedisce all’Iran di importare prodotti daaltri paesi, tutto il combustibile utilizzato viene prodotto a livello locale, mancano le tecnologie necessarie a raffinare le materie prime estratte e perciò quello di Teheran è un gas altamente nocivo. Non a caso la città più inquinata del mondo è in Iran e non è nemmeno Tehran! Inoltre il tasso di mortalità dovuto alle conseguenze dell’inquinamento atmosferico è altissimo. Se poi aggiungiamo il fatto che nei locali è permesso fumare e consideriamo quanto le persone fumano in questa città possiamo dire che Teheran è una delle metropoli con l’aria meno respirabile in cui siamo stati.
Ciò nonostante è sempre piacevole camminare per le vie di questa città con il clima mite, specialmente in quelle giornate in cui la coltre di smog si dirada e lascia intravedere le montagne innevate. In questo posto dalle mille sfaccettature ci si può immergere nellamoltitudine fino a sentirsi letteralmente trasportati dalla corrente umana nelle strette vie dell’immenso Bazar fino a perdersi tra odori e colori per poi ritrovarsi un attimo dopo soli e nel silenzio totale dei giardini di lussuosi palazzi. Il posto ideale per esprimere il significato racchiuso nella nostra performance Ausencia – Sola nella moltitudine, nata proprio da una riflessione attorno alla vita caotica che si svolge nelle grandi città e nella società contemporanea che non consente alle singole persone di fermarsi a guardare il proprio passato. Una critica alla moltitudine di esperienze che fanno vivere l’uomo in un eterno presente senza memoria. La performance rappresenta infatti il viaggio di una donna nella propria memoria nel tentativo di lasciare traccia di sé in questo mondo che corre veloce. Veloce come le auto e i motorini che sfrecciano nelle strade di Teheran e che non si fermano per farti passare ma che devi abilmente schivare come in una foresta di macchine in movimento. Qui tutto sembra essere esagerato e comunque pieno di contrasti: posti silenziosi destinati alla preghiera si alternano a caotici mercati, regole ferree regolano i rapporti umani e allo stesso tempo vengono infrante, tutto può essere il contrario di tutto.
Anche Il Fadjr è un insieme di contrasti. Il Festival più importante dell’intera area medio-orientale spazia dai grandi eventi agli spettacoli sperimentali come il nostro, dalle opere dei gruppi locali a quelle internazionali portando in Iran compagnie e teatri da tutto il mondo e coinvolgendo molte istituzioni. Il Festival ufficiale dell’Iran è fatto di rappresentanza ma anche di innovazione in cui però si fatica a capire cosa accade nel programma poiché gli spettacoli sono dislocati in tutti i maggiori teatri della città ed inoltre manca in gran parte la comunicazione in altre lingue.
Ci dirigiamo verso il teatro Iranshar, immerso in un giardino in cui emergono sculture e installazioni di artisti locali, per fare un sopralluogo nella Samadaryan Hall in cui presenteremo la nostra performance. Questa sala prende il nome da un importante attore scomparso pochi anni fa e considerato il padrino del teatro iraniano. La sua riproduzione di ceraall’ingresso della sala è abbastanza inquietante e nel via vai tra sala e cabina regia, per un istante lo confondiamo con una persona reale. A suo modo ci farà compagnia nelle ore spese in teatro e dedicate all’allestimento e alle prove del nostro spettacolo. Dopo un veloce sopralluogo ed una chiacchierate col direttore tecnico realizziamo che abbiamo un pomeriggio libero e decidiamo di contattare alcuni amici a Teheran, nostri allievi nei workshop che abbiamo diretto in vari paesi nel mondo o persone che ci è capitato di conoscere all’IIFUT Iranian International Festival of University Theatre, al quale abbiamo partecipato nel maggio del 2013 con il nostro spettacolo L’Eremita contemporaneo – MADE IN ILVA vincendo il premio come miglior spettacolo straniero.
Proprio nell’atto di uscire dal teatro, la nostra interprete ci blocca e ci impone come regola quella di non allontanarci dall’hotel se non accompagnati da lei o dallo staff del festival. Ci informa inoltre del fatto che il festival ha la responsabilità della nostra permanenza in Iran e che non può permetterci di uscire per incontrare amici e conoscenti o semplicemente per fare una passeggiata in città. Ci troviamo di colpo di fronte all’altrafaccia di Teheran, quella delle regole governative, dei divieti, delle censure, un aspetto che lo scorso anno, frequentando l’ambiente universitario, abbiamo percepito poco, incontrando quella parte della città nascosta che le ha valso lafama di città più underground del pianeta. Per un attimo ci sentiamo prigionieri in un teatro o sorvegliati speciali scortati in hotel e comprendiamo subito che queste misure sono necessarie non tanto per una questione di sicurezza ma per evitare che ospiti stranieri vengano a contatto con la realtà di questo paese. L’atteggiamento da parte delle grandi manifestazioni governative è infatti quello di far percepire unafacciata, fatta di hotel 5 stelle e cerimonie, di libertà di linguaggio ed espressione artistica che tuttavia è ancora molto limitata. Intuiamo che organizzare un festival di questo tipo non è certo cosa facile, coniugare cultura e teatro alle regole del governo è un operazione abbastanza rischiosa e quindi capiamo anche il timore degli organizzatori. A differenza dell’IIFUT il Fadjr è un festival sostenuto dal governo e di conseguenza è soggetto al suo rigido sistema di regole e controlli. Capiamo che per organizzare questo evento internazionale è stato necessario un grande lavoro diplomatico di relazioni con altri paesi, compresa l’Italia. La nostra partecipazione al festival è statainfatti sostenuta dal Ministero degli affari esteri – Direzione Generale per la Promozione del Sistema Paese.
Il 21 gennaio prendiamo parte infatti alla giornata dedicata alla cultura italiana organizzata dall’ambasciata di Teheran, evento di apertura e presentazione degli spettacoli italiani al festival e soprattutto di introduzione all’incontro con il nostro ministro della cultura che è sarà ospitato il 28 febbraio. Tutto ciò ci lascia intendere che la relazione tra Italia e Iran è destinataad intensificarsi e che nei prossimi anni ci saranno buone prospettive di collaborazione non solo in campo economico maanche in quello artistico e culturale. Molte delle persone con le quali parliamo sono ottimiste, si intravede una speranza nuova che non avevamo incontrato lo scorso anno e che speriamo possa davvero essere un segno di cambiamento.