Recensione di Luciano Uggè per Persinsala

31 ottobre 2018

DELLA MORTE E DEL MORIRE

Il Canto dell’Assenza, performance firmata da Instabili Vaganti, propone i risultati parziali di giorni di intenso lavoro intorno al tema citato nel titolo. Non un racconto lineare, quello che va in scena – impresa impossibile per chi è abituato a elaborare spettacoli complessi, sedimentandoli in anni di lavoro – ma frammenti di idee uniti a una serie di soluzioni tecniche e coloristiche, scelte di materiali (dalle sabbie al carbone o al legno bruciato), predisposizione di movimenti nello spazio e immagini che, nel prosieguo, andranno a ricomporre quel discorso unitario accennato proprio alla fine della resa, ossia che la mancanza non è vuoto, bensì saturazione del ricordo. Molto interessante, in particolare, il disegno luci. Tanti gli punti per un lavoro che è solo agli inizi ma che dimostra come Instabili Vaganti abbiano la capacità di coniugare, all’interno delle loro opere, le più varie sollecitazioni sensoriali che il teatro può regalare – visive, acustiche, estetiche. Ci si auspica che, nel prosieguo, soprattutto gli elementi gestuali e la ritmicità che può stabilirsi tra musica/suono e voce siano approfonditi e sia dato loro maggiore spazio.