Recensione di Francesco Montonati per Play Milano

9 Ottobre 2021

Collaborazione su scala mondiale per superare i limiti imposti dall’isolamento – “Lockdown Memory” è al PACTA dei Teatri Salone

Lasciato alle spalle il concetto di teatro convenzionale, la compagnia Instabili Vaganti propone “Lockdown Memory”. […] “Lockdown Memory” vede in scena la regista Anna Dora Dorno e il performer Nicola Pianzola, autore del testo originale, in un esperimento che coinvolge artisti da ogni parte del mondo e inaugura un innovativo metodo di lavoro volto a generare un nuovo linguaggio trasversale tra i media. Linguaggio che dovrebbe essere in grado di combinare teatro, arti visive e audiovisive, e di intrecciarli attraverso un lavoro di ricerca e condivisione da remoto. Dalle proprie scrivanie gli attori in scena curano anche la regia video, rivivendo e facendo rivivere al pubblico gli avvenimenti più rilevanti di questo periodo di isolamento e indagando lo spazio emotivo generato e sospeso entro gli antipodi di iper-connessione e isolamento, di speranza e disillusione. Durante lo spettacolo si ripercorrono le tappe che hanno scandito il periodo del lockdown, con la testimonianza diretta di artisti in collegamento remoto. L’obiettivo è fornire una visione globale degli effetti della pandemia, cataclisma che ha arrestato/cambiato/sconvolto/annientato la vita di miliardi di persone. Si rivivono i momenti più significativi del periodo, dunque, dal movimento Black lives matter negli Stati Uniti alla meno conosciuta rivolta sociale in Cile, dagli esodi dalle megalopoli in India al ritorno alla consuetudine a Wuhan, la città cinese da cui tutto ha avuto tragicamente inizio.

Una costruzione frammentaria e dinamica, un mosaico di conversazioni in remoto e di scene di vita quotidiana, di appunti testuali e di note visive, di elementi dal vivo e in video, quasi a rappresentare idealmente quella finestra virtuale in cui ognuno di noi ha cercato la luce durante il periodo di isolamento, e che spesso ha permesso di interfacciarsi con un mondo altrimenti precluso.

Il fine del progetto è superare i limiti imposti dall’isolamento mettendo in atto processi di collaborazione artistica su scala mondiale, trasformando un problema in opportunità. Ma risuona forte la domanda che lo stesso testo propone: “Ha ancora senso il teatro di questi tempi?”. Il progetto è certamente apprezzabile e le premesse degne di essere sperimentate, ma il risultato di fondo potrebbe apparire più definito. Forse a ricalcare il modello a cui a forza ci siamo dovuti adeguare in questi tempi di isolamento, il costrutto dello spettacolo è molto vicino allo schema del contenuto televisivo-documentaristico e non gode fino in fondo delle potenzialità e dei benefici che la dimensione live potrebbe offrire.